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Fondatori delle Figlie di San Camillo

La carità sia la nostra divisa!

Benvenuti

Carissime sorelle e amici tutti!

Ecco un nuovo sito creato per accompagnare il cammino verso il 125° anniversario del nostro Istituto. Siete tutti invitati a collaborare al suo allestimento con il vostro prezioso contributo. Inviateci il programma  degli eventi e tutte le fotografie che saranno pubblicate in tempo reale!!!

Grazie per la vostra collaborazione e buon cammino a tutti!!!

 

Apertura dell’anno in preparazione al 125° anniversario di fondazione

 della Congregazione delle Figlie di San Camillo

– Giubileo  della Misericordia –

(Grottaferrata, 7 febbraio 2016)

Padre Leonello Leidi

 

La Liturgia della Parola di questa domenica V del tempo ordinario, che per voi segna l’inizio dell’anno di preparazione alla celebrazione del 125° anniversario di fondazione del Vostro Istituto, ci offre un brano molto ricco del Vangelo di Luca che sollecita a una profonda riflessione personale ed ecclesiale. Il brano evangelico evangelica risulta dalla combinazione di due episodi: la pesca miracolosa e la vocazione dei primi discepoli.

 

Gesù si trovava lungo la riva del lago di Gennèsaret, allora denominato anche Mare di Galilea, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio. Dal momento che la folla era veramente numerosa Gesù, per poter meglio essere udito, vedendo due barche ormeggiate sulla riva del lago, chiede a Simone, proprietario di una di esse di scostarsi un poco da terra. Seduto sulla barca, Gesù insegnava alla folla sulla riva. Non sappiamo il contenuto dell’insegnamento di Gesù quel giorno, Luca non ce lo riferisce.

Sembra piuttosto che a Luca stia a cuore riferire di un incontro; l’incontro con Simone e i primi discepoli. Gesù ha davanti a sé uomini stanchi, rammaricati, delusi, smarriti, e come potevano essere diversamente, diremmo noi, dopo una lunga notte in cui erano falliti i tentativi di una pésca fruttuosa. Quella dei discepoli è un’esperienza che l’uomo sperimenta nella vita. Spesso, infatti, la vita ci riserva delusioni, risultati scarsi a fronte dell’impegno messo in atto, stanchezza fisica e morale.

 

Pensate, in questo momento, al progetto di fondazione cullato nel cuore da P. Tezza durante la sua permanenza in Francia, improvvisamente frustrato a motivo del suo trasferimento in Italia a causa della sua elezione a Primo consultore, Procuratore e Vicario Generale dell’Ordine camilliano, con il conseguente obbligo di risiedere a Roma; oppure pensate a Madre Vannini, al suo desiderio di consacrarsi al Signore, ai suoi molteplici tentativi di entrare in una congregazione; tentavi e progetti costantemente frustrati. Pensiamo anche alla nostra esperienza vocazionale e alla quotidiana fatica del vivere, dove spesso vediamo svanire i nostri progetti e i nostri sforzi, per trovarci a sera stanchi, delusi, a volte sfiduciati. Ma ecco la gioia dell’incontro che cambia la vita!

 

Quando ebbe finito Gesù si rivolse a Simone iniziando con lui un dialogo che avrebbe segnato per sempre la vita di quel uomo.

Gesù dice a Pietro: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

Francamente, la richiesta appare insensata e non solo a Pietro. Ma come?

Ogni pescatore di mestiere sa bene che non è l'alba il momento in cui si esce per la pesca, ma la notte.

E se non si è preso nulla durante la notte perché tentare ancora in un'ora tanto insolita?

E poi – avrà pensato Simone, pescatore di professione e figlio di pescatori – che cosa ne può sapere dell’arte della pesca

il figlio di un falegname? Ma lo sguardo di Gesù, la forza del suo insegnamento,

i segni operati – pensiamo alla guarigione della suocera di Pietro riportata anche da Luca – spingono Simone

ad accogliere la richiesta. Se era il Maestro a chiederlo, la risposta non poteva essere che generosa e fiduciosa

: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».

 

«Sulla tua parola!». È un’affermazione straordinaria che esprime allo stesso tempo l’essenziale della fede cristiana e il contenuto della risposta di ogni vocazione di speciale consacrazione: un’adesione fiduciosa e profonda a Gesù, un’obbedienza alla sua Parola, una disponibilità che mette in gioco tutta l’esistenza, orientando cuore, mente, volontà alla sequela del Maestro. Mentre il discepolo constatava il fallimento di un lavoro faticoso al quale era abituato, al tempo stesso dimostrava la fiducia che poneva nelle parole del Maestro che aveva deciso di seguire.

 

«Sulla tua parola!». Così è per ogni credente. Così è alla base di ogni vocazione. Così è avvenuto per Madre Vannini e P. Tezza.

«Sulla Sua Parola!» Così, il 2 febbraio 1892, preceduto da un primo incontro tra i due, aveva inizio la Congregazione delle Figlie di San Camillo, mediante una semplice cerimonia di affiliazione all’Ordine Camilliano delle aspiranti: Giuditta Vannini, Emanuela Eliseo, Vittorina Panetta.

 

E la Parola del Signore produce frutto abbondante, un esito che va sempre oltre le aspettative, che ci lascia senza parole, che stupisce e quasi spaventa per la sproporzione del mezzo rispetto al dono di grazia; come l’inadeguatezza delle reti di Simone e dei suoi soci, che sembrano rompersi di fronte alla sovrabbondante quantità di pesce pescato! Potremmo esclamare, come ripeteva P. Tezza: «Dio sa ciò che fa, e fa tutto per il bene, lasciamoci condurre dalla sua amabilissima volontà». La sovrabbondante pesca, basata sulla Parola di Dio e sull’accoglienza generosa di P. Tezza, di Madre Vannini e delle prime religiose, è sotto i nostri occhi. Le Figlie di S. Camillo sono presenti oggi in ventuno nazioni di quattro continenti!

 

La storia di ogni vocazione, la vicenda spirituale di Madre Giuseppina e di P. Luigi, la nostra vocazione, rivela la sovrabbondanza di grazia che sopperisce alla povertà dei nostri mezzi. Ciò che ci viene chiesto è una risposta che origina dall’ascolto, si nutre di fiducia e vive di generosità.  

Isaia, alla maestà divina che gli domandava: “Chi manderò, chi andrà per noi”, rispose generosamente: “Eccomi, manda me”. La vocazione, dono e mistero, è una proposta che Dio fa all'uomo e, come tale, attende una risposta. A partire dall’unico Battesimo, siamo chiamati alla sua sequela e inviati per una missione. Per questo dobbiamo dare la nostra risposta e compiere un gesto di totale abbandono nel Signore Gesù. Come Simone, Giacomo e Giovanni che "lasciarono tutto e lo seguirono". Come P. Luigi, Madre Giuseppina e le prime compagne, anche noi dobbiamo fidarci di Lui. Certo, non è né facile né semplice.

 

Molti si chiedono: Cosa vuoi Signore da me? Occorre ricordare che ogni chiamata viene capita e accolta se si fa vera esperienza di un incontro personale con Dio. Occorre “prendere il largo”, stare con Gesù per scoprire la chiamata che egli rivolge a ciascuno. Il successo del vero discepolo del Signore sta tutto nella forza della Parola di Gesù. Se il discepolo si affida a se stesso la pesca è fallimentare, le reti restano vuote. Se invece si fida della parola di Gesù la pesca è abbondante. «Sulla tua parola calerò le reti», disse Simone a Gesù.

 

«Sulla tua parola» dovremmo dire noi nelle scelte della nostra vita e nell’esistenza vissuta come risposta alla chiamata. Posti in un mondo scettico, relativista, materialista ed edonista, il solo modo di tener viva la speranza nella vita è di rimanere uniti a Cristo, alimentando un rapporto di conoscenza e di amicizia.

«Sulla tua parola». È sulla Parola del Signore che il vostro Istituto, ormai prossimo ai 125 di fondazione, è chiamato a fondare la propria vita  missione, e non tanto su strategie e programmazioni che, anche se utili, rimangono pur sempre degli strumenti, delle “reti” umane, che rischiano ogni momento di rompersi.

Ma, ecco, che alla chiamata seguì immediatamente il conferimento della missione affidata da Gesù a Simone: «Non temere. D’ora in poi sarai pescatore di uomini». Infatti, dopo il prodigio della pesca miracolosa Gesù chiamò i primi apostoli a seguirlo, per farli diventare i suoi «profeti». Essi sarebbero stati coloro che avrebbero portato in tutto il mondo la parola di salvezza del Messia.

 

Dall’incontro con il Signore Gesù, per Padre Luigi e Madre Giuseppina è scaturita una chiamata, dalla chiamata un dono di grazia tutto speciale che la Chiesa ha riconosciuto. Sulle orme di San Camillo, alla sua “scuola di carità” portate avanti con generosità la vostra missione: il carisma della misericordia verso i malati, abbracciato con gioia oltre che portato fino al dono della vita mediante voto particolare.

 

Il mondo ha bisogno di misericordia, i poveri hanno bisogno di aiuto, i malati, i sofferenti nel corpo e nello spirito hanno bisogno di chi come il buon samaritano del Vangelo si chini su di loro per versare l’olio della tenerezza e il vino della consolazione. «Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Così nella lettura di Isaia. La domanda è rivolta a tutti noi, a ciascuna di voi, come a suo tempo la sentirono rivolta a se stesse Madre Giuseppina e le prime scompagnare. Chi manderò?, chi andrà per me? Eccomi, Signore, manda me! Manda noi Figlie di San Camillo, Signore, figlie della tua Chiesa chiamata «ad annunciare la misericordia dei Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona» (MV 12). «La credibilità della Chiesa – infatti, ricorda Papa Francesco - passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole»

Possa Dio Padre di Bontà, attraverso l’intercessione di Maria Madre di misericordia e dei vostri Beati Fondatori, accompagnare, sostenere e benedire la vostra missione di misericordia, testimoniando con la vita l’amore sempre presente di Cristo verso gli infermi, arricchendolo di espressioni proprie del vostro essere donne: la sensibilità, la generosità, la delicatezza, la capacità farsi carico dei bisogni altrui, la disponibilità ad offrire il proprio aiuto. Sulla parola del Signore, gettate le reti della carità e della misericordia per una pesca abbondante di grazia!

Amen!

 

 

 

Apertura dell’anno in preparazione al 125° anniversario di fondazione

 della Congregazione delle Figlie di San Camillo

– Giubileo  della Misericordia –

(Grottaferrata, 7 febbraio 2016)

Padre Leonello Leidi

 

La Liturgia della Parola di questa domenica V del tempo ordinario, che per voi segna l’inizio dell’anno di preparazione alla celebrazione del 125° anniversario di fondazione del Vostro Istituto, ci offre un brano molto ricco del Vangelo di Luca che sollecita a una profonda riflessione personale ed ecclesiale. Il brano evangelico evangelica risulta dalla combinazione di due episodi: la pesca miracolosa e la vocazione dei primi discepoli.

 

Gesù si trovava lungo la riva del lago di Gennèsaret, allora denominato anche Mare di Galilea, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio. Dal momento che la folla era veramente numerosa Gesù, per poter meglio essere udito, vedendo due barche ormeggiate sulla riva del lago, chiede a Simone, proprietario di una di esse di scostarsi un poco da terra. Seduto sulla barca, Gesù insegnava alla folla sulla riva. Non sappiamo il contenuto dell’insegnamento di Gesù quel giorno, Luca non ce lo riferisce.

Sembra piuttosto che a Luca stia a cuore riferire di un incontro; l’incontro con Simone e i primi discepoli. Gesù ha davanti a sé uomini stanchi, rammaricati, delusi, smarriti, e come potevano essere diversamente, diremmo noi, dopo una lunga notte in cui erano falliti i tentativi di una pésca fruttuosa. Quella dei discepoli è un’esperienza che l’uomo sperimenta nella vita. Spesso, infatti, la vita ci riserva delusioni, risultati scarsi a fronte dell’impegno messo in atto, stanchezza fisica e morale.

 

Pensate, in questo momento, al progetto di fondazione cullato nel cuore da P. Tezza durante la sua permanenza in Francia, improvvisamente frustrato a motivo del suo trasferimento in Italia a causa della sua elezione a Primo consultore, Procuratore e Vicario Generale dell’Ordine camilliano, con il conseguente obbligo di risiedere a Roma; oppure pensate a Madre Vannini, al suo desiderio di consacrarsi al Signore, ai suoi molteplici tentativi di entrare in una congregazione; tentavi e progetti costantemente frustrati. Pensiamo anche alla nostra esperienza vocazionale e alla quotidiana fatica del vivere, dove spesso vediamo svanire i nostri progetti e i nostri sforzi, per trovarci a sera stanchi, delusi, a volte sfiduciati. Ma ecco la gioia dell’incontro che cambia la vita!

 

Quando ebbe finito Gesù si rivolse a Simone iniziando con lui un dialogo che avrebbe segnato per sempre la vita di quel uomo.

Gesù dice a Pietro: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

Francamente, la richiesta appare insensata e non solo a Pietro. Ma come?

Ogni pescatore di mestiere sa bene che non è l'alba il momento in cui si esce per la pesca, ma la notte.

E se non si è preso nulla durante la notte perché tentare ancora in un'ora tanto insolita?

E poi – avrà pensato Simone, pescatore di professione e figlio di pescatori – che cosa ne può sapere dell’arte della pesca

il figlio di un falegname? Ma lo sguardo di Gesù, la forza del suo insegnamento,

i segni operati – pensiamo alla guarigione della suocera di Pietro riportata anche da Luca – spingono Simone

ad accogliere la richiesta. Se era il Maestro a chiederlo, la risposta non poteva essere che generosa e fiduciosa

: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».

 

«Sulla tua parola!». È un’affermazione straordinaria che esprime allo stesso tempo l’essenziale della fede cristiana e il contenuto della risposta di ogni vocazione di speciale consacrazione: un’adesione fiduciosa e profonda a Gesù, un’obbedienza alla sua Parola, una disponibilità che mette in gioco tutta l’esistenza, orientando cuore, mente, volontà alla sequela del Maestro. Mentre il discepolo constatava il fallimento di un lavoro faticoso al quale era abituato, al tempo stesso dimostrava la fiducia che poneva nelle parole del Maestro che aveva deciso di seguire.

 

«Sulla tua parola!». Così è per ogni credente. Così è alla base di ogni vocazione. Così è avvenuto per Madre Vannini e P. Tezza.

«Sulla Sua Parola!» Così, il 2 febbraio 1892, preceduto da un primo incontro tra i due, aveva inizio la Congregazione delle Figlie di San Camillo, mediante una semplice cerimonia di affiliazione all’Ordine Camilliano delle aspiranti: Giuditta Vannini, Emanuela Eliseo, Vittorina Panetta.

 

E la Parola del Signore produce frutto abbondante, un esito che va sempre oltre le aspettative, che ci lascia senza parole, che stupisce e quasi spaventa per la sproporzione del mezzo rispetto al dono di grazia; come l’inadeguatezza delle reti di Simone e dei suoi soci, che sembrano rompersi di fronte alla sovrabbondante quantità di pesce pescato! Potremmo esclamare, come ripeteva P. Tezza: «Dio sa ciò che fa, e fa tutto per il bene, lasciamoci condurre dalla sua amabilissima volontà». La sovrabbondante pesca, basata sulla Parola di Dio e sull’accoglienza generosa di P. Tezza, di Madre Vannini e delle prime religiose, è sotto i nostri occhi. Le Figlie di S. Camillo sono presenti oggi in ventuno nazioni di quattro continenti!

 

La storia di ogni vocazione, la vicenda spirituale di Madre Giuseppina e di P. Luigi, la nostra vocazione, rivela la sovrabbondanza di grazia che sopperisce alla povertà dei nostri mezzi. Ciò che ci viene chiesto è una risposta che origina dall’ascolto, si nutre di fiducia e vive di generosità.  

Isaia, alla maestà divina che gli domandava: “Chi manderò, chi andrà per noi”, rispose generosamente: “Eccomi, manda me”. La vocazione, dono e mistero, è una proposta che Dio fa all'uomo e, come tale, attende una risposta. A partire dall’unico Battesimo, siamo chiamati alla sua sequela e inviati per una missione. Per questo dobbiamo dare la nostra risposta e compiere un gesto di totale abbandono nel Signore Gesù. Come Simone, Giacomo e Giovanni che "lasciarono tutto e lo seguirono". Come P. Luigi, Madre Giuseppina e le prime compagne, anche noi dobbiamo fidarci di Lui. Certo, non è né facile né semplice.

 

Molti si chiedono: Cosa vuoi Signore da me? Occorre ricordare che ogni chiamata viene capita e accolta se si fa vera esperienza di un incontro personale con Dio. Occorre “prendere il largo”, stare con Gesù per scoprire la chiamata che egli rivolge a ciascuno. Il successo del vero discepolo del Signore sta tutto nella forza della Parola di Gesù. Se il discepolo si affida a se stesso la pesca è fallimentare, le reti restano vuote. Se invece si fida della parola di Gesù la pesca è abbondante. «Sulla tua parola calerò le reti», disse Simone a Gesù.

 

«Sulla tua parola» dovremmo dire noi nelle scelte della nostra vita e nell’esistenza vissuta come risposta alla chiamata. Posti in un mondo scettico, relativista, materialista ed edonista, il solo modo di tener viva la speranza nella vita è di rimanere uniti a Cristo, alimentando un rapporto di conoscenza e di amicizia.

«Sulla tua parola». È sulla Parola del Signore che il vostro Istituto, ormai prossimo ai 125 di fondazione, è chiamato a fondare la propria vita  missione, e non tanto su strategie e programmazioni che, anche se utili, rimangono pur sempre degli strumenti, delle “reti” umane, che rischiano ogni momento di rompersi.

Ma, ecco, che alla chiamata seguì immediatamente il conferimento della missione affidata da Gesù a Simone: «Non temere. D’ora in poi sarai pescatore di uomini». Infatti, dopo il prodigio della pesca miracolosa Gesù chiamò i primi apostoli a seguirlo, per farli diventare i suoi «profeti». Essi sarebbero stati coloro che avrebbero portato in tutto il mondo la parola di salvezza del Messia.

 

Dall’incontro con il Signore Gesù, per Padre Luigi e Madre Giuseppina è scaturita una chiamata, dalla chiamata un dono di grazia tutto speciale che la Chiesa ha riconosciuto. Sulle orme di San Camillo, alla sua “scuola di carità” portate avanti con generosità la vostra missione: il carisma della misericordia verso i malati, abbracciato con gioia oltre che portato fino al dono della vita mediante voto particolare.

 

Il mondo ha bisogno di misericordia, i poveri hanno bisogno di aiuto, i malati, i sofferenti nel corpo e nello spirito hanno bisogno di chi come il buon samaritano del Vangelo si chini su di loro per versare l’olio della tenerezza e il vino della consolazione. «Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Così nella lettura di Isaia. La domanda è rivolta a tutti noi, a ciascuna di voi, come a suo tempo la sentirono rivolta a se stesse Madre Giuseppina e le prime scompagnare. Chi manderò?, chi andrà per me? Eccomi, Signore, manda me! Manda noi Figlie di San Camillo, Signore, figlie della tua Chiesa chiamata «ad annunciare la misericordia dei Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona» (MV 12). «La credibilità della Chiesa – infatti, ricorda Papa Francesco - passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole»

Possa Dio Padre di Bontà, attraverso l’intercessione di Maria Madre di misericordia e dei vostri Beati Fondatori, accompagnare, sostenere e benedire la vostra missione di misericordia, testimoniando con la vita l’amore sempre presente di Cristo verso gli infermi, arricchendolo di espressioni proprie del vostro essere donne: la sensibilità, la generosità, la delicatezza, la capacità farsi carico dei bisogni altrui, la disponibilità ad offrire il proprio aiuto. Sulla parola del Signore, gettate le reti della carità e della misericordia per una pesca abbondante di grazia!

Amen!

 

 

 

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